Cosa impariamo dalla storia del Garante con ChatGPT? Che c’è una grande opportunità, e che non possiamo lasciarcela sfuggire.
TL;DR: il provvedimento del Garante italiano nei confronti di ChatGPT non è una minaccia alla competitività dell’Italia, ma uno stimolo a combinare protezione e proazione dei dati come primo pilastro di una nuova competitività Europea. Possiamo continuare a lamentarci di non riuscire ad emulare il “move fast and break things” oppure possiamo creare un nostro modello, nuovo e diverso, e renderlo attrattivo.
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Antefatto: a fine Marzo, il GPDP italiano ha disposto la limitazione provvisoria al trattamento dei dati personali da parte di OpenAI. L’oggetto del provvedimento ha un nome preciso: ChatGPT. Ora, fast forward circa un mese, la questione sembra sulla via di una soluzione. Intanto, l’EDPB (il comitato che riunisce i GPDP europei) ha lanciato una task force su ChatGPT.
🇮🇹 🍕🍝* Italia: vai avanti tu, che sei brava.
[se apri il tuo character viewer e digiti “ita”, this is what you get -baby]:
Siamo sopravvissuti.
E l’Internet ha fatto l’Internet, ovvero: alcuni coraggiosi hanno espresso un pensiero, molti altri si sono scannati commentando. Nel baccano generale, la mia personale rassegna stampa è molto breve: pochi pezzi, ben distesi.
Fra questi, bello il punto di Massimo Sideri, che si chiede se questa non sia una riedizione del caso della draisina, vietata a Milano e ben accetta in Francia. Proprio lì, guarda che caso, et voilà, un certo Pierre Michaux le aggiungerà i pedali trasformandola nella ben più famosa bicicletta (qui l’articolo completo). L’Italia rischia oggi, come allora, di tagliare le gambe agli innovatori nostrani? Vedremo (secondo me, però, i problemi che tengono innovazione e VC lontani dall’Italia sono…