La #privacy sta cambiando il mondo e la cosa buffa è che ha iniziato dal conto economico.
Apple vuole dare agli utenti più consapevolezza su ciò che fanno le app. Google lavora per fare machine learning senza trasferire i dati degli utenti sui suoi server e per ridurre l’invasività di cookie e fingerprinting. E non ha senso parlare di “rinascimento etico” nè auspicarne l’arrivo, ma solo far sì che il maggior numero di aziende possibile veda la privacy come un ingrediente necessario per un conto economico di successo. Il benessere di noi cittadini -non solo quello economico- passa anche da questo. Ma non si tratta di una sconfitta, ma della conquista di un modello di fiducia basato su consapevolezza e responsabilità reciproca.
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L’economia digitale ha un problema di fiducia -su questo non ci piove- e non sembra nemmeno semplice da sistemare. E una parte importante di questo problema riguarda il delicato equilibrio fra servizio data-driven e privacy.
Quello fra utenti e piattaforme di servizio è un vero rapporto di fiducia oppure, dietro al click sul bottone “accetta”, c’è una sostanziale inconsapevolezza del prezzo da pagare per mantenere il volano in moto?
La risposta è talmente ovvia che nemmeno la voglio scrivere… ma nell’eterno farci domande e darci risposte, una cosa davvero importante ci è successa sotto il naso e quasi non ce la saremmo aspettata: negli ultimi mesi la questione è passata dai dialoghi volenterosi di tanti piccoli utenti ad uno scontro frontale fra titani della Silicon Valley. Fino agli sviluppi più recenti, questi qui:
Spoiler: Tim Cook cita Giovanni Buttarelli all’inizio di questo video, e questa è una cosa bellissima.